mercoledì 22 gennaio 2014

Nebraska - Under your skin

Nebraska è uno di quei film che ti entrano dentro e che ci vuole un po' per metabolizzarli.
È come una canzone che ti piace al primo ascolto, ma che poi devi riascoltare ancora per poterla apprezzare completamente. 



Premiato a Cannes e candidato a sei premi Oscar, tra cui quello come miglior regia, esce nelle sale l’ultimo film di Alexander Payne. Il regista torna a parlare di un tema raramente trattato al cinema, perché ritenuto poco interessante e poco redditizio: quello dell’anzianità. E lo fa scegliendo di raccontare un viaggio on the road, girato in un bianco e nero coraggioso che nulla toglie alla bellezza dei paesaggi del Nebraska.

La trama di Nebraska è semplicissima: il vecchio Woody Grant, alcolizzato, smemorato e un po’ burbero crede di aver vinto un milione di dollari e decide quindi di partire per Lincoln per andare a riscuotere il suo premio. Inizia così il viaggio, che vede padre e figlio attraversare le strade e i campi del Nebraska. In fondo il film è tutto qui, succede davvero poco, eppure succede tantissimo a livello emotivo. Il viaggio diventa ovviamente un modo per esplorare il rapporto tra i due, e pian piano emergono limiti e debolezze di entrambi. Questa avventura permette al figlio, che ha deciso di assecondare la follia dell’anziano genitore, di capire qualcosa di più della figura paterna. Non bisogna però aspettarsi grandi rivelazioni, e forse il bello è proprio questo. 

Il film richiama subito alla memoria Una storia vera di David Lynch, road movie che racconta di un altro vecchio, molto simile nella sua testardaggine al protagonista di Nebraska, che decide di intraprendere un viaggio alquanto improbabile a bordo di un tagliaerba per raggiungere il fratello. 

Lineare, semplice e diretto. Va a colpire proprio lì dove deve colpire. Il regista usa un tono leggero, a tratti ironico e non scade mai nel dramma. Insomma: non è alla ricerca della lacrima facile (e per fortuna!)

Per me il film sta tutto in quel breve istante in cui Woody finalmente guarda il proprio figlio, in quello sguardo che comunica più di mille parole e che ti rimane addosso anche quando esci dalla sala. Meraviglioso Bruce Dern. Davvero.

Quindi: AMATELO.

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