tag:blogger.com,1999:blog-19141568195084480392023-11-15T06:18:09.768-08:00Scarlett and the moviesAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-32958215317255200902014-03-11T07:32:00.001-07:002014-03-11T07:35:23.920-07:00Saving Mr. Banks - Let's go fly a kite<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Perché andare a vedere <i>Saving Mr. Banks</i>? Forse perché siamo cresciuti con i film della Disney e perché <i>Mary Poppins</i> l'abbiamo visto tutti decine di volte e sappiamo tutte le canzoni a memoria. Ma soprattutto: chi di noi non ha desiderato la borsa di Mary Poppins(sì OK io volevo la borsa ma soprattutto le scarpe). </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Inoltre pare che Walt Disney vada proprio di moda in questo periodo... del resto l'ha citato anche Renzi in suo recente discorso!</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/I3-srL6C100?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><i>Saving Mr. Banks</i> racconta di come si è arrivati alla realizzazione di <i>Mary Poppins</i>, di come Walt Disney si fosse impuntato (per via di una promessa fatta alle sue figlie) e di come gli ci vollero ben vent'anni prima di riuscire a farsi cedere i diritti del romanzo. Tra l'altro ho scoperto che Mary Poppins è solo il primo di una serie di romanzi dedicati alla figura della mitica bambinaia pubblicati da Pamela Lyndon Travers.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">La scrittrice britannica è interpretata da una super arcigna Emma Thompson, mentre il ruolo di Walt Disney è stato affidato a un insopportabile - ma perfetto per il ruolo - Tom Hanks (scusate sono allergica a Tom Hanks, non ci posso fare niente!) </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Il film si regge proprio sull'incontro/scontro tra i due protagonisti: il padre padrone della Disney innamorato follemente del personaggio creato dalla Travers e la scrittrice terrorizzata all'idea che la sua Mary Poppins possa diventare uno stupido cartone animato. Ed è anche lo scontro tra due mondi diversi,in particolare tra Stati Uniti e Inghilterra. </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Sono due ore di dialoghi brillanti in cui Tom Hanks e la Thompson battibeccano senza mai annoiare, grazie anche al sostegno fondamentale dei personaggi che li circondano: i mitici fratelli musicisti Richard e Robert Sherman, lo sceneggiatore Don Dagradi e l'autista della </span><span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">Travers (Paul Giamatti in versione un po' melensa).</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Grazie all'ottimo montaggio, i flashback non sono mai intrusivi, anzi si fondono perfettamente con la narrazione, rendendo assolutamente fluido il passaggio passato-presente. È proprio grazie a questi flashback che scopriamo quanto le origini di Mary Poppins personaggio siano legate al passato della scrittrice. </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Purtroppo questi flashback sono anche la parte meno convincente del film, eccessivamente melodrammatici e tendenti al patetico. In particolare Colin Farrel nel ruolo dell'amato padre della Travers non convince neanche un po'.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Non svelerò nulla, se non che si scopre che la Travers era in realtà australiana e non inglese! È incredibile pensare che un personaggio così profondamente inglese come Mary Poppins sia stato creato da un'australiana. </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Per gli appassionati segnalo anche il film-documentario del 2002 <i>The Shadow of Mary Poppins</i> che racconta la vita della scrittrice. </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/qS4d1XyD2GY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Dunque un film che parla di un altro film: è la storia della nascita di un mito, della costruzione di una favola. </span><span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">È un film su Walt Disney prodotto dalla Walt Disney, quindi - in teoria - l'oggetto più 'disneyano' che possa esistere. Per fortuna non è così, altrimenti risulterebbe insopportabile...</span><br />
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">Ah, se vi capita guardatelo in inglese. Doppiato purtroppo perde tantissimo.</span><br />
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">QUINDI: S</span><span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">upercalifragilistichespiralidoso</span><br />
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<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px;"><br /></span>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-47765594385628905412014-02-17T01:12:00.001-08:002014-02-22T03:15:55.117-08:00Dallas Buyers Club - Madama Butterfly<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: left;">
<span style="background-color: white; font-family: Courier New, Courier, monospace; line-height: 21px;">Con un po' di ritardo ho finalmente visto <i>Dallas Buyers Club</i><span style="font-size: small;">, l'attesissimo film del canadese Jean-Marc Vallée. Attesissimo soprattutto per l'interpretazione di Matthew McConaughey, che per calarsi nei panni del malato di AIDS ha perso ben 22 chili. È risaputo che queste operazioni a Hollywood piacciono molto e infatti già si parla di Oscar come miglior attore protagonista. </span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span>
</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/cC6mv0KhOBY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<h2 style="text-align: left;">
<br /></h2>
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">
</span></div>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span></span><span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Ispirata a una storia vera, questa sceneggiatura a Hollywood ha girato 15 anni prima che se ne riuscisse a trarre un film. Racconta la storia di Ron Woodrof - elettricista texano la cui vita si divide tra rodeo, donne, alcol e droga - che in seguito a un malore scopre di aver contratto il virus dell'HIV. Siamo nel 1985, anno in cui moriva Rock Hudson, e l'AIDS era ancora considerata la malattia degli omosessuali. </span></span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span></span>
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<span style="background-color: white; font-family: Courier New, Courier, monospace; line-height: 21px;">Qui inizia la personale battaglia di Ron contro la morte, i pregiudizi e le industrie farmaceutiche. Inizia anche la trasformazione di Ron, non solo a livello fisico ma in particolar modo a livello personale. Da cowboy omofobo a difensore dei gay e migliore amico di un transessuale. Trasformazione a mio avviso un po' scontata e sicuramente già vista, ma sempre efficace e coinvolgente. In realtà Ron Woodrof era molto diverso dal personaggio descritto nel film: molto più tollerante e forse addirittura bisessuale. Quella di discostarsi dalla realtà dei fatti è stata una mossa molto astuta, necessaria per creare la parabola dell'uomo che si riscatta attraverso la malattia. Del resto, come scrive il critico di Libération: "è abbastanza tipico di Hollywood trasformare in sole due ore un imbecille disonesto in un eroe"!</span></div>
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<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Tutto la vicenda ruota attorno a </span><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Matthew McConaughey, davvero bravo e convincente, ma ancora più stupefacente è Jared Leto - anche lui dimagritissimo - nei panni del </span><span style="background-color: white; line-height: 21px;">transessuale sieropositivo Rayon. Delicato e al tempo stesso ironico, Rayon è forse il personaggio che rimane più impresso ed è un peccato che abbia un ruolo così piccolo. </span><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Molto meno coinvolgete Jennifer Gardner, nel ruolo della dottoressa che gradualmente si appassiona alla causa di Woodrof. </span></span></div>
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<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span></span></div>
<span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; line-height: 21px;">Nonostante alcuni momenti di stanca e un paio di inserti dissonanti - la dottoressa che sfonda la parete cercando di attaccare il quadro oppure la scena delle farfalle in cui si raggiunge un livello di lirismo e di poesia fin troppo elevato che finisce con lo stonare - </span><i style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace; line-height: 21px;">Dallas Buyers Club</i><span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; line-height: 21px;"> ha il pregio di non cadere in facili sentimentalismi e nel patetico. Un viaggio interessante, ma molto convenzionale, che descrive il dolore e soprattutto la capacità di reagire dell'essere umano. Con questo film il regista di </span><i style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace; line-height: 21px;">C.R.A.Z.Y</i><span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; line-height: 21px;"> (piccolo gioiellino, vedetelo se vi capita!) dimostra di essere molto maturato, però non convince ancora del tutto. </span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Buono il doppiaggio, anche se, come potete vedere dal trailer originale, nella versione italiana si perde la godibilissima parlata texana di Ron.</span></span><span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span></span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; line-height: 21px;">Quindi: STARVE TILL YOU WIN (an Oscar)</span></span><br />
<br />
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<div style="text-align: left;">
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</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-87158250070686295812014-02-11T07:43:00.000-08:002014-02-12T07:03:39.051-08:00A proposito di Davis - Who let the cat out<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px; text-align: justify;">"Se non l'avete mai sentita, ma non sembra nuova, allora è una canzone folk". Se come me siete cresciuti ascoltando i vecchi dischi di Bob Dylan della mamma, allora questo è il film che fa per voi: perché il fantasma di Dylan ci accompagna silenzioso - ma mai invadente - per tutto il film, nascosto tra i fotogrammi. Fino alla chiusa finale, vero tocco di classe.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px; text-align: justify;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/pqvYRbv5hEs?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px; text-align: justify;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Finita la proiezione, ho sentito un ragazzo che infastidito rispondeva alla fidanzata: "Come fa a piacerti, è un film senza trama". In effetti non c'è una vera e propria trama in questo film, ma non è necessaria. I Coen possono questo e altro.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Liberamente tratto dalla biografia di Dave Van Ronk, "The Mayor of MacDougal", il film racconta in perfetto stile Coen le avventure e le disavventure </span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">di Llewyn Davis, giovane cantante folk squattrinato, che vaga con la sua chitarra, senza cappotto, senza una meta precisa, nella New York dei primi anni '60. Interpretato da Oscar Isaac, davvero perfetto per il ruolo, Llewyn Davis è </span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">un solitario, dorme sul divano di chi capita, si esibisce per due soldi dove e quando capita, sembra suonare più per sé stesso che per gli altri. Cerca il successo, ma forse non ci crede troppo e soprattutto non è disposto a scendere a compromessi. Del resto con certa musica non si possono fare soldi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Suo compagno di viaggio, un bel gatto rosso dal nome simbolico: Ulisse (è forse un omaggio all'Ulysses Everett McGill di </span><i style="color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Fratello dove sei?</i><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">). Il gatto, che per stessa ammissione di Joel Coen è stato aggiunto proprio perché il film non ha una storia, è co-protagonista e al tempo stesso alter ego di Davis. È incarnazione di libertà e indipendenza, quella libertà a cui non riesce a rinunciare, non volendosi adeguare al trend musicale o all'unione con qualcun altro. Unione per lui impossibile, dopo la morte dell'ex partner. Non a caso i gatti del film sono due. Uno, come l'Ulisse omerico farà ritorno a casa, mentre l'altro, quello sfortunato, quello senza nome, finirà ferito e zoppicante come del resto finisce Llewyn. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Il gatto abbandonato e poi cercato disperatamente sembra essere un omaggio al</span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"> gatto di <i>Colazione da Tiffany</i>. Ma anche le finestre che danno sulle scale antincendio e i vicoli ricordano il film di Blake Edwards, girato proprio nel 1961.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #444444; font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Nella sua Odissea personale, Llewyn si trova a intraprendere un viaggio verso Chicago, nella speranza di farsi sentire dal leggendario produttore Bud Grossman. Un v</span></span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">iaggio on the road claustrofobico e grottesco, in compagnia del musicista jazz eroinomane Roland Turner (uno straordinario e a tratti wellessiano John Goodman) e dal suo valletto taciturno. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Questo film è anche un breve viaggio all'interno della scena musicale che caratterizzava il Greenwich Village di New York prima che Dylan facesse la sua apparizione. È</span><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"> un omaggio che i Coen decidono di fare a un periodo musicale da loro molto amato. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Coraggiosa e ammirevole la scelta di lasciare tutte le performance nella loro interezza, il che vuol dire anche diversi minuti consecutivi di canzone, cosa a cui forse non siamo molto abituati ma che ci permette di calarci completamente nel mood del film. Oltretutto il suono è registrato in presa diretta, a partire dalla bellissima "Hang me, Oh Hang me". Gli attori cantano tutti con le loro voci, dalla bravissima Carey Mullingan - che aveva già dato prova delle sue doti canore in </span><i style="color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Shame</i><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"> con la splendida esecuzione di "New York, New York" - a Justin Timberlake, che interpreta la versione di sé stesso degli anni '60. Questo film segna anche la quarta collaborazione tra i Coen e lo storico produttore T Bone Burnett (premio Oscar per </span><i style="color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Crazy Heart</i><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">), mentre Marcus Mumford è produttore musicale associato. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Va da sé che la colonna sonora è meravigliosa, e un motivo in più per comprarla è la presenza della versione inedita di "Farewell" di Bob Dylan, registrata durante le sessioni di <i>The Times They Are A-Changing</i>. Sì, lo so che comprare cd non è più di moda...</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;">Quindi: FARE THEE WELL MY HONEY</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 15px; line-height: 22.5px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #444444; font-family: 'Times New Roman', serif; line-height: 22px; text-align: start;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: start;">
<br /></div>
<div style="text-align: start;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #444444; font-family: 'Times New Roman', serif; line-height: 22px; text-align: start;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong style="border: 0px; color: #222222; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong style="border: 0px; color: #222222; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></strong></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-58790134546001298252014-01-28T06:26:00.000-08:002014-01-28T07:04:09.650-08:00The Wolf of Wall Street - And the beat goes on<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span lang="EN-US" style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">And the
beat goes on per ben tre ore. </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Tre ore che qualcuno potrebbe definire eccessive e
che invece solo lui poteva girare così: per fortuna che Scorsese c'è!</span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/F__5hCMt8s4/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="https://youtube.googleapis.com/v/F__5hCMt8s4&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="https://youtube.googleapis.com/v/F__5hCMt8s4&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><br />
<br />
Spiegatemi per favore le polemiche e il fiume di parole che sono state scritte sulla
presunta amoralità di questo film, del suo regista e di Leonardo DiCaprio. Il
<i>Time</i> si chiede se a</span><span style="background-color: white; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">l di là della
qualità del film, <em style="outline: 0px;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">The
Wolf of Wall street</span></em> sia una critica o una celebrazione dello
stile di vita di Jordan Belfort, "un uomo che non ha rispetto di niente
tranne che per il denaro". Qualunque spettatore dotato di un
minimo di spirito critico si accorge benissimo che la condiscendenza nel raccontare
e giudicare di Scorsese è solo apparente. Sotto, e nemmeno troppo a fondo, si
nasconde la storia di un uomo schiavo delle proprie nevrosi e delle proprie
debolezze e non c'è nessun bisogno di puntare il dito e condannarlo moralmente.
Non c’è nessuna celebrazione, anzi quel mondo viene palesemente ritratto in tutti i suoi
eccessi: cocaina, orge, Ferrari e Lamborghini bianche, yatch, lancio di nani e puttane.</span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Detto questo, secondo me il film è
davvero godibile, è Scorsese allo stato puro, quello di<span class="apple-converted-space"> </span><i>Godfellas</i><span class="apple-converted-space"> </span>e<span class="apple-converted-space"> </span><i>Casinò</i><span class="apple-converted-space"> </span>per intenderci. Il parallelismo con<span class="apple-converted-space"> </span><i>Quei bravi ragazzi</i><span class="apple-converted-space"> </span>è fin troppo evidente, a cominciare
dalla voce off di Belford/DiCaprio che racconta la parabola professionale e
personale del broker, proprio come faceva Henry Hill/Ray Liotta ricordando i
suoi esordi criminali. Molto simili sono anche le tappe che segnano il cammino
dei due: la formazione, i capi/mentori, la famiglia e i compagni di viaggio,
l'ascesa rapidissima e il declino. </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Il mentore di Di Caprio è uno strepitoso
e magrissimo Matthew Mcconaughey, reduce dalle riprese di Dallas Buyers Club.
Personalmente l'ho sempre ritenuto un attore inutile e invece qui mi ha stupito
perché ti rimane super impresso nonostante il suo sia un ruolo minuscolo, starà
in scena a dir tanto 5 minuti. </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">La vera
famiglia di Belford è composta dal padre, che inizia presto a collaborare con
la società fondata dal figlio forse senza rendersi conto che si tratta di una
banda di truffatori e la madre che vediamo solo di sfuggita. Padre e madre sono
gli unici personaggi "positivi" del film e ricordano tantissimo i
veri genitori di Scorsese, ripresi abilmente dal regista in quel bellissimo
documentario che è <i>Italoamericani </i>(1974)<i>.</i></span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Ma la famiglia sono anche gli amici, o
meglio i soci in affari, un gruppo di cialtroni il cui unico scopo è quello di
fottere i clienti e fare una montagna di soldi da poter poi buttare via. Tra
tutti svetta l'amico Donnie Hill, interpretato dal fantastico </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Jonah Hill, esilarante nella scena in cui, per distruggere la
volontà di un impiegato, si mangia il suo pesce rosso. Sarà una citazione di
Kevin Kline in<span class="apple-converted-space"> </span><i>Un pesce di
nome Wanda</i>?(Beh a me
comunque<span class="apple-converted-space"> ha </span>strappato un
applauso in sala).</span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"> </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">E poi c’è Jon
Berthal, il Shane di The Walking Dead, spettacolare qui in versione ancora più
tamarra.</span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Perfetti anche Jean
Dujardin (The Artist) nel ruolo del banchiere svizzero e Margot Robbie nel ruolo della moglie Barbie.</span></div>
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<i><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">The
Wolf</span></i><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;"> è la lunga soggettiva colpevole, drogata e famelica di
Jordan Belfort. È come una grande abbuffata caratterizzata dalla sua bulimia e
dal suo desiderio di toccare tette a caso, sniffare qualsiasi tipo di droga e
guadagnare soldi. Ed è un DiCaprio immenso, veramente da Oscar a sto giro. </span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Una carrellata di eccessi, di
personaggi che sembrano usciti da</span><span style="font-size: 10.0pt;"> </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Porky's.</span><span style="font-size: 10.0pt;"> </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Si passa da Bob Clarke per arrivare fino a Carl Theodor Dyrer, insomma dal profano al sacro.</span><span style="font-size: 10.0pt;"> </span><span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">"Ti do
10000 dollari se ti fai rasare a zero", è quanto viene proposto a una
delle segretarie, trasformandola così in una moderna e grottesca Giovanna D'arco. </span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">E per finire come dimenticare la scena del salvataggio da parte degli italiani, che accolgono i naufraghi con vino rosso e le note di Gloria di Umberto Tozzi, talmente trash da essere geniale!<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: 'Courier New'; font-size: 10pt;">Quindi: PARTY TILL YOU PUKE<o:p></o:p></span></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-71209918213647563312014-01-23T03:01:00.000-08:002014-01-23T03:29:06.141-08:00American Hustle - Get into the groove<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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OK, sono di parte. Subisco troppo il fascino degli anni '70 e ammetto di aver goduto dal primo all'ultimo minuto. Anzi, mi sbilancio, posso tranquillamente affermare che gli abiti sfoggiati da Amy Adams valgono il prezzo del biglietto. E ovviamente Jennifer Lawrence che canta Live and Let Die indossando guanti da cucina gialli!</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/sk8CMTTDci0?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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Ma forse a voi non basta. Eccovi dunque qualche motivo per andarlo a vedere, se ancora non l'avete fatto.</div>
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È sicuramente il miglior film di David O. Russel, che già ci aveva stupito con <i>Il lato positivo</i> (ma non abbastanza da convincere la sottoscritta) e che qui firma a mio avviso la sua opera più riuscita. Il regista torna a parlare di individui che sono alla ricerca di un modo di cambiare e reinventare le proprie vite. E lo fa in modo scoppiettante, avvalendosi di un cast stellare e mettendo mano in modo abile alla sceneggiatura, che è tra l'altro ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto. Una clamorosa operazione dell'FBI che incastrò alcuni membri del congresso avvalendosi dell'aiuto di una coppia di truffatori. </div>
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Efficace il modo in cui il poliziesco sfocia nel grottesco, ottima la tensione che nasce dalle truffe che si nascondono l'una dentro l'altra. Geniale l'uso quasi esagerato di costumi d'epoca e parrucche che potrebbero risultare ridicoli ed eccessivi, ma che invece ci convincono in pieno, grazie anche al fatto che gli attori si mettono completamente al servizio dei personaggi, anche a costo di mascherarsi e rendersi consapevolmente ridicoli. Come non citare l'improbabile acconciatura di Bradley Cooper o l'ennesima trasformazione di Christian Bale, quasi irriconoscibile all'inizio del film.</div>
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Unica pecca del film è forse l'eccessiva lunghezza, soprattutto nella prima parte si poteva forse asciugare qui e là, ma nel complesso regge e diverte.</div>
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Quindi: ENJOY IT</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01040873046575242545noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1914156819508448039.post-64841096250857763092014-01-22T11:52:00.001-08:002014-01-23T03:29:22.163-08:00Nebraska - Under your skin<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Nebraska è uno di quei film che ti entrano dentro e che ci vuole un po' per metabolizzarli.</div>
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È come una canzone che ti piace al primo ascolto, ma che poi devi riascoltare ancora per poterla apprezzare completamente. </div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/NwcOhOv4fho?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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Premiato a Cannes e candidato a sei premi Oscar, tra cui quello come miglior regia, esce nelle sale l’ultimo film di Alexander Payne. Il regista torna a parlare di un tema raramente trattato al cinema, perché ritenuto poco interessante e poco redditizio: quello dell’anzianità. E lo fa scegliendo di raccontare un viaggio on the road, girato in un bianco e nero coraggioso che nulla toglie alla bellezza dei paesaggi del Nebraska.</div>
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La trama di Nebraska è semplicissima: il vecchio Woody Grant, alcolizzato, smemorato e un po’ burbero crede di aver vinto un milione di dollari e decide quindi di partire per Lincoln per andare a riscuotere il suo premio. Inizia così il viaggio, che vede padre e figlio attraversare le strade e i campi del Nebraska. In fondo il film è tutto qui, succede davvero poco, eppure succede tantissimo a livello emotivo. Il viaggio diventa ovviamente un modo per esplorare il rapporto tra i due, e pian piano emergono limiti e debolezze di entrambi. Questa avventura permette al figlio, che ha deciso di assecondare la follia dell’anziano genitore, di capire qualcosa di più della figura paterna. Non bisogna però aspettarsi grandi rivelazioni, e forse il bello è proprio questo. </div>
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Il film richiama subito alla memoria <i>Una storia vera</i> di David Lynch, road movie che racconta di un altro vecchio, molto simile nella sua testardaggine al protagonista di Nebraska, che decide di intraprendere un viaggio alquanto improbabile a bordo di un tagliaerba per raggiungere il fratello. </div>
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Lineare, semplice e diretto. Va a colpire proprio lì dove deve colpire. Il regista usa un tono leggero, a tratti ironico e non scade mai nel dramma. Insomma: non è alla ricerca della lacrima facile (e per fortuna!)</div>
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Per me il film sta tutto in quel breve istante in cui Woody finalmente guarda il proprio figlio, in quello sguardo che comunica più di mille parole e che ti rimane addosso anche quando esci dalla sala. Meraviglioso Bruce Dern. Davvero.</div>
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Quindi: AMATELO.</div>
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